SOROS, C.E.D.U. E LEGITTIMITÀ DI OBIEZIONE ETICO-RELIGIOSA PER VACCINI OBBLIGATORI.
E’ stato pubblicato il rapporto tra la Corte dei Diritti dell’Uomo e le ONG di George Soros, personalità molto discussa al momento per le sue influenze globali all’unisono con Bill Gates. Le dinamiche della Corte Europea ci interessano non poco in questo momento, dato che di recente la questione di legittimità sull’obbligo vaccinale è stata sollevata davanti alla Corte Europea dei Diritto Umani da alcuni cittadini della Repubblica Ceca, Paese che, come l’Italia, ha obbligatorietà per 10 vaccini pena 400 € di multa e l’esclusione dai servizi educativi per la prima infanzia.
I cittadini cechi che hanno sollevato il caso davanti alla Corte si sono appellati agli artt. 8 e 9 della Convenzione Europea per i Diritti Umani (obiezione di coscienza e libertà di culto) e all’art. 2 del Protocollo I della Convenzione (libertà educativa).
La sentenza doveva svolgersi ad aprile 2020.
Non abbiamo notizie in merito ma ci giungono segnali di cambiamento molto forti:
Come promemoria ricordiamo che questo rapporto ha rivelato che 18 giudici hanno deliberato 88 volte in casi promossi o supportati da ONG di cui erano stati precedentemente collaboratori o leader, in grave violazione dell’etica giudiziaria. In qualsiasi stato di diritto l’autore di tali violazioni dovrebbe affrontare pesanti azioni disciplinari e le questioni dovrebbero essere ritentate.
Teniamo a ricordare che queste ONG appartengono a George Soros, l’uomo che vede con eccitazione questo passaggio storico segnato dal COVID-19 come “rivoluzionario”, ammettendo che “Gli ingranaggi della giustizia sono molto lenti mentre le minacce simili al coronavirus viaggiano a grande velocità”: choc economy quindi per vendere protezioni mascherate da privazioni?
Lungi dal cadere nel silenzio e, nonostante il confinamento, le rivelazioni fatte in questo rapporto hanno finora continuato a diffondersi in Europa, e anche oltre, attraverso centinaia di pubblicazioni.
Il silenzio della CEDU è stato interrotto ed il ministero degli Affari esteri russo ha dedicato un comunicato ufficiale al rapporto della ECLJ. In questo testo è preoccupato per l’ “influenza nascosta” di alcune ONG occidentali nella CEDU e dichiara che “influenza direttamente la qualità, l’imparzialità e l’equità delle sentenze della Corte”. La Russia ritiene inoltre che un “esame adeguato” di tali disfunzioni da parte degli Stati membri del Consiglio d’Europa, nell’ambito del processo di riforma della Corte, correggerebbe e ridurrebbe le “interferenze politiche” esercitate da queste ONG nel processo giudiziario.
Questa dichiarazione è di vasta portata dato il peso diplomatico della Russia a Strasburgo. Il suo ambasciatore lo attuerà sicuramente con fermezza con i rappresentanti degli altri 46 Stati membri del Consiglio d’Europa.
Il dibattito si svolgerà quindi e – speriamo – senza pretese, perché il Comitato dei Ministri è l’unico organo a esercitare un certo potere sulla Corte. In risposta a queste domande i governi europei dovranno concordare le misure da adottare per “ripristinare l’integrità della Corte europea”, “porre fine ai conflitti di interesse” e garantire la trasparenza dell’azione di queste ONG alla Corte e dovrà applicare a se stessa delle norme etiche che già impone ai tribunali nazionali.
Confidiamo in una maggiore imparzialità di giudizio per una questione assai rilevante per molte persone in Europa riguardo proprio la vaccinazione obbligatoria.
La vicenda riguarda una infermiera tirocinante francese nata nel 1972 che, vaccinata per epatite B, durante la pratica della professione infermieristica, ha contratto nel 1993 la sclerosi multipla.
La Sanofi (citata in causa poiché casa farmaceutica del vaccino) si è lamentata del fatto che la constatazione contro di essa si basava sulla duplice presunzione di un nesso causale tra la vaccinazione e le malattie di X e della difettosità del vaccino.
La Corte ha tenuto conto per il risarcimento del fatto che la sclerosi multipla è malattia progressiva che peggiora anche in assenza di richiesta successiva.
La donna ottenne dallo Stato francese un indennizzo di 656.803,83 € e un vitalizio di 10.950 € annui.
Successivamente le sue condizioni di salute peggiorarono e le furono diagnosticati il morbo di Crohn nel 1999 e una grave malattia muscolare infiammatoria (polimiosite) nel 2004.
Staff Cliva Toscana