VACCINATO NON SIGNIFICA IMMUNIZZATO: ANTIMORBILLO INEFFICACE –Nel 2019 Plotkin chiese nuovi studi

Esiste un correlato di protezione per il vaccino anti-morbillo? Il celeberrimo Stanley Alan Plotkin, immunologo e autore del libro Vaccines, riferimento mondiale in materia di vaccini e vaccinazioni, il 1° novembre 2019 pubblica sul The Journal of Infectious Diseases della Oxford University un inatteso articolo ribadendo le ormai note criticità riguardo l’uso dell’antimorbillo su larga scala. Tra queste:

  • il ritorno della malattia in popolazioni altamente vaccinate;
  • il fallimento della teoria dell’immunità di gregge per mezzo della sola vaccinazione;
  • l’impossibilità di definire un’esatta diluizione protettiva degli anticorpi vaccino-indotti in assenza di opportune indagini sierologiche su ampi campioni della popolazione attuale;
  • il propagarsi di genotipi di morbillo non coperti dagli odierni vaccini (sgradito fenomeno noto col nome di “rimpiazzo vaccinale”).

Un tosto grattacapo per i sostenitori dell’obbligatorietà e i negazionisti dei possibili danni legati alla pratica delle vaccinazioni di massa, da sempre devoti al tenace Dr. Plotkin. Ecco cosa scrive il professore nella sua breve e chiara disamina.

«Purtroppo il morbillo dilaga di nuovo in Europa e negli Stati Uniti [1, 2]. Perciò è importante conoscere i correlati di protezione contro il morbillo e valutare sia la suscettibilità individuale e delle popolazioni, sia quella di coloro che sono stati già vaccinati.

Da quanto ho imparato negli anni, stabilire il correlato di protezione per un vaccino non è facile. Ne scrissi per la prima volta nel 2001, provando a semplificare l’argomento con certe definizioni e criteri [3]. Ma com’è noto dalla notte dei tempi, ho poi compreso che niente è semplice [4]! Le ragioni di questa complessità sono molteplici, inclusa la mancanza di standardizzazione dei test immunologici critici, la varietà di risposte immunitarie delle cellule e degli anticorpi, e i molti modi d’interagire di queste funzioni. Inoltre, alla stima dei correlati di protezioneconcorrono: la concentrazione della carica infettante e il numero di esposizioni.

E’ a fronte di tali circostanze scoraggianti che Bolotin et al., in questa uscita del The Journal of Infectious Diseases [5], hanno riconsiderato i dati sui correlati di protezione del vaccino contro il morbillo. L’oggetto è a lungo dipeso da uno studio di Chen et al [6] su un’epidemia di morbillo, in cui i soggetti avevano fornito campioni di sangue prima della vaccinazione e dopo una successiva epidemia di morbillo. La conclusione dello studio, basata sui risultati di un test immunosorbente enzimatico ELISA, fu che 120 mIU di anticorpi contro il virus del morbillo corrispondevano al correlato di protezione per il morbillo diagnosticato clinicamente.

Per diversi motivi, l’accuratezza di quel numero (120mIU), sebbene fosse e sia utile, non è mai stata confermata.

Anzitutto, il livello di anticorpi era stato misurato con il metodo ELISA, il quale non misura gli anticorpi rispetto al loro ruolo. Gli anticorpi hanno svariate funzioni, tra cui la neutralizzazione, la prevenzione di attacchi all’organismo e la stimolazione dell’attività delle cellule Natural Killer (NK). Inoltre le risposte cellulari al virus del morbillo sono definite dalla malattia, e in certe malattie queste risposte si sommano alla protezione anticorpale. Pertanto è essenziale il riesame dei correlati di protezione per il vaccino del morbillo che Bolotin et al. hanno tentato di fare.

Vaccino morbillo meno efficace contro i nuovi genotipi

Nel 19° secolo Panum [7] constatò che l’infezione naturale da morbillo nelle Isole Faroa conferiva immunità permanente alla malattia e senza dubbio quell’osservazione potrebbe ancora essere vera. Il vaccino invece causa un’infezione attenuata e in tal caso i livelli di anticorpi nei vaccinati non restano alti per sempre. L’esigenza di una rivalutazione dell’efficacia a lungo termine del vaccino per il morbillo è dettata dalla situazione attuale [8].

Benché la grande maggioranza dei vaccinati contro il morbillo rimanga sieropositiva a tempo indefinito, la circolazione di nuovi genotipi di virus del morbillo potrebbe essere importante, come nel caso del vaccino per la parotite.

Ora stanno circolando i genotipi B3 e D8, e questi virus non sono ben neutralizzati dagli anticorpi per il genotipo del vaccino (ossia il tipo A) come dagli anticorpi emersi contro i nuovi ceppi [9]. Ancor più importante, col passare del tempo una minoranza dei vaccinati perde gli anticorpi quindi torna ad essere suscettibile all’infezione da morbillivirus selvaggio.

Esempi di fallimento vaccinale

  • Di recente Cherry e Zahn hanno mostrato che in California l’11% dei casi di morbillo concerneva persone vaccinate con due dosi di vaccino[10].
  • Uno studio condotto in Spagna ha rilevato che, tra il 2003 e il 2014, 132 casi di morbillo erano avvenuti in soggetti vaccinati con due dosi di vaccino [11].
  • In un’unità psichiatrica per adolescenti si è osservato che a un caso di morbillo tra non vaccinati corrispondeva un tasso di malattia del 7% tra i contatti vaccinati benché in questi i sintomi fossero lievi [12].
  • In Olanda un focolaio di morbillo tra il personale ospedaliero suggerisce che un basso livello di anticorpi neutralizzanti corrisponda al fallimento della protezione [13].

Sfortunatamente, il livello pienamente protettivo di anticorpi neutralizzanti è sconosciuto.

Indagini sui vaccinati

La possibilità che si verifichino infezioni da morbillo subcliniche o asintomatiche nei vaccinati va tenuta in considerazione. Nonostante io non sia al corrente di escrezioni virali da parte di soggetti vaccinati che manifestano qualche sintomo del morbillo, si dovrebbe cercare di isolare il virus presente in questi pazienti. Inoltre, sono sconosciute le ragioni per cui in alcuni soggetti vaccinati svaniscono gli anticorpi, e si renderebbe necessaria la determinazione di nuovi correlati protettivi basati sugli anticorpi neutralizzanti o su qualche altra funzione immunitaria.

Le epidemie di morbillo in corso in Europa e negli USA sarebbero servite a un importante scopo se si fossero prelevati campioni dai contatti esposti prima che si ammalassero o no. La comunità scientifica dovrebbe trarre vantaggio dalla situazione odierna causata dalla resistenza al vaccino e dalla scarsa conoscenza della vaccinazione, per meglio definire i correlati d’immunità al morbillo.»

A conclusione del valevole intervento del Prof. Plotkin vorremmo richiamare l’attenzione dei lettori sull’uso che oggi si fa a mezzo stampa delle informazioni riguardo il morbillo: demonizzare i non vaccinati o ritenere che le epidemie siano imputabili unicamente alle scarse coperture vaccinali è evidentemente un errore. Come si apprende dall’articolo è complesso stabilire l’effettivo livello di anticorpi necessari alla protezione, così come l’origine di un contagio. E’ invece plausibile collocare l’inefficacia del vaccino tra le prime cause. Servono nuovi studi. Speriamo l’appello dell’illustre vaccinologo non resti inascoltato.

Bibliografia

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8. Bolotin et al. What is the evidence to support a correlate of protection for measles? A systematic review. J Infect Dis 2019. In this issue. | WorldCat

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12. Hubiche T, Brazier C, Vabret A, Reynaud S, Roudiere L, Del Giudice P. Measles transmission in a fully vaccinated closed cohort: data from a nosocomial clustered cases in a teenage psychiatric unit. Pediatr Infect Dis J 2019. In press. | WorldCat | Studio di revisione originale | PDF

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Note

Potenziali conflitti d’interesse. Stanley Alan Plotkin dichiara di ricevere proventi da Merck, GlaxoSmithKline e Sanofi al di fuori della suddetta opera. L’autore ha consegnato il ICMJE Form for Disclosure of Potential Conflicts of Interest. I conflitti ritenuti rilevanti dagli editori in relazione al presente articolo sono stati dichiarati.

Originale: “Is There a Correlate of Protection for Measles Vaccine?” di S.A. Plotkin

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