Proviamo “a dare i numeri” ?
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Ieri abbiamo assistito alla conferenza stampa del Presidente del Consiglio Draghi e del Ministro della Salute Speranza per spiegare e motivare all’opinione pubblica i motivi che hanno portato a introdurre l’obbligo vaccinale per gli over 50 e ad altre categorie di lavoratori.
Seguiamo sempre queste conferenze stampa, perché è interessante capire come chi ha in mano le decisioni che impattano sulla nostra vita vuole comunicare e giustificarsi agli occhi dell’opinione pubblica.
Di tutte le parole usate e i dati mostrati c’è una “slide” che è stata esposta dal Ministro Speranza che però ha destato più scalpore e ha fornito l’assist ai giornali per i titoli di oggi: “Tra i non vaccinati ci sono 23,2 persone su 100 mila abitanti che vanno in terapia intensiva” mentre fra i vaccinati solamente 1 ogni 100.000. Applausi scroscianti della stampa asservita e nessuna domanda o obiezione, ovviamente.
Da dove viene questa slide? Dal report dell’Istituto superiore di sanità che potete trovare a questo link
A pagina 26 viene riassunta l’incidenza dei casi ogni 100.000 abitanti suddivisi fra non vaccinati con 2 dosi da più di 4 mesi (1,5 ogni 100.000), vaccinati con 2 dosi da meno di 4 mesi (1 ogni 100.000) e vaccinati con 3 dosi (0.9 ogni 100.000 abitanti).
Pertanto questi dati mostrati in conferenza stampa non sono falsi ma proviamo ora a raccontare altri numeri… immaginando che messaggio sarebbe stato passato se dopo questa slide il Ministro avesse fatto alcune precisazioni o fornito altri dati. Proviamo a farlo noi?
“I vaccini devono prevenire il contagio”
La prima obiezione che andrebbe fatta al Ministro è che una misura di salute pubblica potrebbe essere “comprensibile” (pur dovendo comunque rispettare i diritti fondamentali di autodeterminazione!) se ci fosse un beneficio alla salute collettiva. Un vaccino, pertanto, DOVREBBE prevenire l’infezione e, quindi, il contagio. Altrimenti non è giustificato in alcun modo l’imposizione o la restrizione di attività a chi non è vaccinato visto che i contagi avvengono anche fra soggetti vaccinati (con 1,2,3 o 4 dosi). Viene quindi smentita una delle dichiarazioni per cui veniva giustificato il greenpass “la garanzia di ritrovarsi fra persone che non contagiano”. Una delle più grandi FAKE NEWS del Governo degli ultimi mesi, che nessuno può dimenticare.
In questo momento l’obbligo di un vaccino che non previene il contagio è di fatto non una misura di prevenzione collettiva ma un OBBLIGO TERAPEUTICO.
Chi non si vaccina (la figura rossa nella slide mostrata dal Ministro) se quei dati fossero completi e corretti (e non lo sono…) espone sé stesso a un rischio e non la collettività, la quale non trae nessun beneficio dalla vaccinazione degli altri.
Quando il Ministro impedisce a un bambino di 13 anni di fare sport all’aria aperta senza “super greenpass” non sta proteggendo nessuno, sta solo ricattando le famiglie!
“23 volte il rischio maggiore rispetto a un non vaccinato!”
Come potete vedere nella stessa tabella dell’Istituto superiore di sanità il 23,1 è l’incidenza totale fra 12 e 80+ anni. Ma all’interno di questo dato ci sono dati molto diversi fra loro rispetto alla media come, ad esempio, l’incidenza 1,6 di chi ha 12-39 anni e 15,2 fra 40 e 59 anni.
Una domanda che verrebbe da fare al Ministro allora è: Lei ha proposto una decina di decreti finora, perché mostrare il dato 23,1 con quella figura rossa gigante e ignorare che obblighi di greenpass e super greenpass sono anche per i 12enni dove l’incidenza è 1,6, ovvero quella ritenuta un “grande risultato” in quella slide mostrata davanti alle telecamere?
Inoltre, a destra della stessa tabella da cui è stata ricavata la slide, ci sono dei dati che sono chiamati “rischio relativo” ovvero la riduzione di rischio fra i vari gruppi messi a confronto (vaccinati rispetto ai vaccinati con una dose, con due dosi, con tre, eccetera).
Fra 12 e 39 anni l’Istituto superiore di sanità mostra una bella casella VUOTA. Sotto, la legenda, ci spiega che la casella vuota significa che la “stima non è calcolabile per bassa frequenza di eventi in alcuni strati”.
Quindi fra 12 e 39 anni, ovvero circa 14 MILIONI DI CITTADINI ITALIANI, il Ministro che sbandiera le slide impone obblighi e sbarramenti per una riduzione di rischio relativo di finire in terapia intensiva NULLA.
Viene quindi smontato anche il “mito” che va tanto di moda in Italia: “mi vaccino per non finire in terapia intensiva”. Fino a 39 anni non c’è nessuna riduzione. Il rapporto “rischio beneficio” è una frazione il cui denominatore è ZERO.
“E le reazioni avverse?”
Molto spesso sentiamo parlare di “rapporto rischio – beneficio” quando si parla di vaccinazioni. Abbiamo ascoltato tutta la conferenza stampa del Ministro e del Presidente del Consiglio: non c’è stata una parola sulle reazioni avverse registrate da AIFA su un siero genico che ricordiamo è ancora sperimentale (con buona pace di chi sostiene che non lo sia..)
Il rapporto sulle sospette reazioni avverse registrate è fermo al 26 SETTEMBRE 2021. Sono 4 mesi che AIFA non pubblica il report aggiornato sulle reazioni avverse registrate. Giudicate voi se è corretto.
Pur essendo un dato vecchio andiamo ad analizzare cosa dice AIFA sulle sospette reazioni avverse registrate in Italia nell’ultimo report.
“Alla data del 26/09/2021, sono state inserite complessivamente nella Rete Nazionale di Farmacovigilanza 101.110 segnalazioni di evento avverso successivo alla vaccinazione su un totale di 84.010.605 dosi di vaccino, con un tasso di segnalazione di 120 ogni 100.000 dosi somministrate”
Ricordate quel “23 ogni 100.000 finiscono in intensiva se non vaccinati” ? Il rapporto di segnalazioni avverse è circa 6 volte superiore: 120 ogni 100.000 dosi.
Questo significa che la frequenza con cui viene registrata una sospetta reazione avversa al vaccino è 6 volte superiore a quella che un non vaccinato finisca (per sua sfortuna senza nessuna conseguenza per gli altri visto che i vaccini non impediscono il contagio) in terapia intensiva.
E se qualcuno leggendo il testo potrebbe dire “beh ma sono reazioni avverse non gravi…non si possono confrontare con la terapia intensiva!” continuiamo a leggere il report AIFA (quello non aggiornato da 4 mesi…) e vediamo il tasso di segnalazioni GRAVI.
“il 14,4% (n. 14.605) a eventi avversi gravi, con un tasso di 17 eventi gravi ogni 100.000 dosi somministrate, indipendentemente dal tipo di vaccino, dalla dose somministrata”
17 dosi ogni 100.000 causano una sospetta reazione GRAVE, ricordando che come riportato nel report AIFA per grave si intende “un evento è sempre grave se causa ospedalizzazione, pronto soccorso, pericolo immediato di vita, invalidità, anomalie congenite, decesso, altra condizione clinicamente rilevante”.
Il Ministro ne ha parlato in conferenza stampa? Non ci risulta. Accanto a quella figura rossa con scritto “23,2 in intensiva!” avrebbe dovuto mettere una figura praticamente comparabile con scritto “17 dosi ogni 100.000 causano una sospetta reazione GRAVE!”
Sotto i 39 anni l’incidenza di occupazione in intensiva è 1,6 mentre la sospetta reazione grave avviene per 17 ogni 100.000dosi . Facciamo una slide alla prossima conferenza stampa che mettono a confronto questi due dati?
Secondo voi quella slide sarebbe stata più completa o no?
E i bambini?
Come vedete nelle slide dell’Istituto superiore di sanità si parte da 12 anni per misurare l’incidenza della malattia e le ospedalizzazioni. Eppure da qualche settimana si martellano i genitori per far vaccinare anche chi ha fra 5 e gli 11 anni. Ora immaginate se per 12-39 l’incidenza è 1,6 (senza benefici rispetto a chi si vaccina) quanto sarà quella dei bambini ancora più piccoli visto che per questa malattia i rischi di complicazione decrescono con il decrescere dell’età.
Avete sentito il Ministro Speranza dire che sotto 12 anni neanche viene misurata l’incidenza perché non ci sono rischi nel contrarre la malattia? . In attesa che qualche giornalista invece di applaudire il Premier Draghi faccia il proprio lavoro di CRITICA la calcoliamo noi.
Qualche pagina più su di questo report sono stati misurati i casi ospedalizzati / terapie intensive e decessi per i minorenni. Ma evidentemente per questi piccoli numeri il Ministro Speranza si è guardato bene da fare una slide che avrebbe potuto riassumersi con il titolo: “pensateci prima di vaccinare i bambini…” . Li riportiamo noi i numeri sempre presi dall’Istituto superiore di sanità: dall’inizio dell’epidemia al 5 Gennaio 2022 (quindi circa 2 anni) fino a 11 anni ci sono stati meno di 600.000 casi e i ricoveri in terapia intensiva 131 su una popolazione di oltre 6.000.000 di bambini
Noi sosteniamo da sempre la libertà di scelta vaccinale e il rispetto del consenso informato. Questi due cardini di una società civile si basano su una CORRETTA informazione, non sul tifo da stadio a cui assistiamo da politica e mezzi di (dis)informazione italiani da anni. Queste osservazioni e dubbi dovrebbero essere fonte di dibattito, invece ci ritroviamo con decreti continui e imposizioni immotivate e che non portano a nessun beneficio alla salute purtroppo. Abbiamo elencato solo alcune delle obiezioni che si possono fare a questa conferenza stampa ma ce ne sarebbero molte altre: non si è parlato di prevenzione, non si è parlato di cure domiciliari, non si è parlato di potenziamento della medicina territoriale per prevenire le terapie intensive, non si è parlato di cosa fanno gli altri paesi che hanno un carico minore di ospedalizzazione pur non avendo imposto le restrizioni folli che abbiamo subito.
Inoltre tutti questi dati hanno un grande errore di fondo: i ricoverati sono positivi al covid ma non è detto che il ricovero sia dovuto al covid. Così come i morti sono CON covid e non DI covid. Questo è un problema che abbiamo fin dal primo giorno e che nessuno ha mai voluto sanare. I veri numeri, quindi, sarebbero ancora diversi e i benefici della vaccinazione ancora inferiore…
La gestione politica dell’emergenza è FALLIMENTARE. Continuare a dar la colpa a quel 10-15% che non si è vaccinato non solo è RIDICOLO ma offende il buon senso e la ragione, con buona pace dei giornalisti che hanno assistito a questo show senza neanche provare a mettere in dubbio ciò che i politici hanno detto.