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DUE PESI DUE MISURE, ANCHE PER I MORTI

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Secondo il report dell’Istituto Superiore di Sanità il 66.2% dei morti con Covid19 ha colpito persone con almeno 3 patologie preesistenti. Se restringiamo l’analisi all’ultimo trimestre, dove la malattia per fortuna risulta maggiormente curabile negli ospedali, questa percentuale sale al 76.6% mentre le morti di persone senza patologie preesistenti è scesa allo 0.9% (9 casi) [1]

In questi mesi, in un susseguirsi di bollettini e numeri usati per giustificare i decreti, vari politici e influencer da salotto ci hanno spiegato che i morti con il Covid19 avrebbero vissuto ancora molti anni, addirittura secondo uno studio dell’Università di Glasgow [2] si è stimato in 10 anni l’aspettativa di vita residua media.

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“Quello che non ammazza, ingrassa”, sarà sempre così?

1944 – Alexander Fleming riceve il premio Nobel per la scoperta dell’antibiotico che salvò milioni di vite. Dopo la Penicillina, si scoprirono sempre più antibiotici i cui usi e prescrizioni divennero sempre più compulsivi, tanto “Quello che non ammazza ingrassa”.

70 anni dopo

2014 – Il Primo Ministro del Regno Unito ha commissionato un rapporto sulla AMR (Resistenza antimicrobica), stimando, sulla base dell’uso sporadico e incosciente attuale, 10 milioni di morti nel 2050.

Morale? Tutti gli eccessi in medicina sono/saranno dannosi.
Le eccezioni non esistono, abbiate fede solo nel principio di precauzione.

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Morti registrate dopo il vaccino pentavalente comparate con morti registrate dopo il vaccino difterite-tetano-pertosse

Deaths Reported after Pentavalent Vaccine Compared with Death Reported after Diphtheria‐Tetanus‐Pertussis Vaccine: An Exploratory Analysis.

Pubblicazione anno: 2017

Traduzione: Chiara Remedia Paolo Molino

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