CORTOCIRCUITO GREENPASS
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In pieno Agosto, con il Governo che vara decreti legge a raffica e prolunga lo stato di emergenza mentre il Parlamento invece chiude per ferie un mese, assistiamo all’ennesimo fallimento del “progetto greenpass”. Annunciato come uno strumento in grado di garantire alle attività di rimanere aperte e ai cittadini di frequentare luoghi sicuri dal Presidente Draghi dopo neanche una settimana dall’entrata in vigore assistiamo a scenette difficilmente comprensibili e spiegabili. Il progetto greenpass sta fallendo: ha messo in crisi ogni settore coinvolto, dalle farmacie subissate di richieste di stampa di certificati ai gestori delle attività dove è stato inserito l’obbligo di certificazione per l’accesso e che chiedono a gran voce in fase di conversione in legge di stravolgere il testo del decreto originale.
Ma oggi non possiamo non parlare del dilettantismo con cui il Ministro dell’Interno Lamorgese sta cercando di mettere una pezza al decreto che il suo Governo ha scritto pochi giorni fa.
Se leggiamo il testo del decreto n. 105 infatti è scritto in modo evidente che il controllo della validità della certificazione verde è in carico ai gestori delle attività: “I titolari o i gestori dei servizi e delle attività di cui al comma 1 sono tenuti a verificare che l’accesso ai predetti servizi e attività avvenga nel rispetto delle prescrizioni di cui al medesimo comma 1”. E per le modalità di controllo si rimanda al DPCM del 17 giugno secondo quanto previsto dalla legge 87 all’articolo 9 comma 10. Se apriamo il DPCM all’articolo 13 si fa riferimento a “la verifica delle certificazioni verdi è effettuata mediante la lettura del codice a barre bidimensionale utilizzando l’applicazione mobile descritta nell’allegato B”.
Come un gioco di scatole cinesi l’allegato B determina che l’applicazione ufficiale si chiama VerificaC19 (scaricabile gratuitamente da tutti sugli store degli smartphone) che, negli screenshot demo, recita chiaramente che “per completare la verifica è necessario confrontare i seguenti dati anagrafici con quelli di un documento di identità valido”.
Ma del resto era già chiaro che i titolari delle attività coinvolte nell’obbligo di greenpass dovessero controllare sia QR code che documento di identità, per i seguenti motivi:
1) All’articolo 13 comma 4 del DPCM 17 giugno (adottato nel DL 52 all’articolo 9 comma 10) troviamo infatti: “L’intestatario della certificazione verde COVID-19 all’atto della verifica di cui al comma 1 dimostra, a richiesta dei verificatori di cui al comma 2, la propria identità personale mediante l’esibizione di un documento di identità”.
2) L’articolo 4 comma 2 punto f del Decreto legge n. 105 ricorda che non solo c’è una sanzione in caso di violazione di accesso senza greenpass a carico sia del Cliente e del titolare (come previsto dai precedenti decreti) ma è stata aggiunto che “dopo due violazioni si applica la sanzione amministrativa accessoria della chiusura dell’esercizio o dell’attività da uno a dieci giorni”. Come può essere il titolare di un esercizio commerciale punito se non ha modo di verificare l’identità del QR code mostrato dal cliente? Se il gestore di un esercizio o attività è responsabile del controllo, con tanto di chiusura in caso di reiterata violazione, come può sapere se il codice mostrato è davvero di proprietà di chi lo mostra?
E invece sulla scia delle proteste dei gestori e delle associazioni di categoria assistiamo a un’imbarazzante dichiarazione del Ministro dell’Interno che, correggendo anche il sito delle FAQ del Governo durante la notte, informa tramite i giornali che “i titolari delle attività non chiederanno documenti” e che verrà emessa una circolare in merito. Siamo quindi di fronte a un cortocircuito totale: vengono emanati decreti legge a raffica in piena estate, il parlamento che dovrebbe convertire i decreti in legge modificando il testo in base alle volontà dei rappresentanti dei cittadini (siamo o no una repubblica parlamentare?) è in ferie nonostante sia stato prorogato lo stato di emergenza, si promettono circolari che però risultano chiaramente in contrasto con quanto previsto dal decreto legge preparando così il campo a ricorsi a eventuali sanzioni.
E in tutto questo il Ministro della salute annuncia trionfale che il numero di download dei codici scaricati è eccezionale dimenticando che, forse, se è dovuto ricorrere a obblighi vaccinali per alcune categorie e a ricatti a colpi di lasciapassare forse tanta volontà di vaccinarsi da parte degli italiani non c’è…
Intanto, mentre i parlamentari sono in ferie, ogni associazione di categoria emette comunicati stampa in cui parla di esenzioni per le loro attività da obbligo di greenpass per salvaguardare gli incassi mancati a causa dei decreti legge del “governo dei migliori”: è il caso di Federterme che ringrazia il Ministero della salute perché “nelle 320 strutture associate non servirà l’attestato di vaccinazione” nonostante il decreto al punto f parli espressamente di “centri termali” (art.9 bis comma 1), oppure il caso di alcuni parchi acquatici come Atlantica di Cesenatico che si è autodefinito “equiparabile alle piscine all’aperto” nonostante lo stesso decreto parli di “parchi tematici e di divertimento”.
Un parco acquatico con scivoli non è una piscina all’aperto, capiamo che il crollo degli incassi è più importante ma altrimenti quali sarebbero i parchi a tema e di divertimento se non gli acquapark?
Il greenpass, conferma del FALLIMENTO VACCINALE, non piace a nessuno. Che queste associazioni di categoria abbiano il coraggio di dirlo chiaramente! E la pezza che il governo sta cercando di mettere è peggiore del buco visto che ognuno sta decidendo da solo e si fanno a pezzi i principi fondamentali del diritto con comunicati sui giornali e circolari che dovrebbero valere più dei testi dei decreti legge.
Intanto ricordiamo che dal 1 settembre, secondo lo stesso Governo che adesso sta in vacanza, milioni di lavoratori della scuola dovrebbero essere sospesi senza stipendio per effetto dello stesso greenpass che nessuna categoria produttiva vuole, con un testo di legge che è in palese violazione con il regolamento europeo su cui si basa e che rischia di acuire ancora di più la forte tensione sociale creata.
I nostri consigli rimangono sempre gli stessi:
– NON cedete a nessun ricatto, i decreti legge dovranno essere convertiti e sarà impossibile non tenere conto delle proteste delle categorie produttive.
– MANIFESTATE dove possibile contro il greenpass, non accontentiamoci di queste circolari che cercano di stemperare i toni della polemica. I decreti legge devono essere CANCELLATI in modo che non ci si trovi davanti a sceriffi che si sentono legittimati da chiedere QR code o di inserire simboli per riconoscere “coloro che non hanno il greenpass”.
– BOICOTTATE tutte le attività che richiedono il greenpass e che ora cercano di smarcarsi. Finché la legge è in vigore non è un articolo di giornale che vi consente di frequentare luoghi che il decreto legge recita espressamente oggetto di greenpass. Le associazioni di categoria devono chiedere la cancellazione e solo i mancati incassi potranno portare a questa decisione, altrimenti ci ritroveremo nella situazione in cui la legge rimane e si creano precedenti pericolosi per il futuro solo perché come al solito guardiamo solo al nostro orticello.
– IL PERSONALE SCOLASTICO pretenda di essere rappresentato dai sindacati pena la disdetta di iscrizione. Scrivete ai sindacati a cui siete iscritti richiedendo il rispetto della libertà di scelta e del diritto al lavoro: BOICOTTATE chi dovrebbe rappresentarvi e non lo fa!
Staff C.Li.Va. Toscana